La Stria, tragicommedia bregagliotta ambientata nel 1500 è stata scritta nel 1875 da Giovanni Andrea Maurizio. Il regista Gian Gianotti sottolinea l’importanza de: scritta da un bregagliotto per i bregagliotti.
Il pomeriggio di sabato è stato un pomeriggio bregagliotto al 100%. Grazie all’iniziativa credo che tutti ci siamo sentiti ancora un po’ più bregagliotti. In questi tempi di inclusione, rinuncia dell’identità e obbligo di essere tutti uguali, la fierezza di essere quelli che siamo si è sentita nell’aria. Voglio dunque cogliere l’occasione per lasciare spazio ai miei pensieri che sabato hanno trovato la giusta piattaforma.
Ormai viviamo in un mondo in cui tutti sono collegati a tutti in pochi secondi e che ci fa credere che siamo tutti unicamente cittadini del mondo. Al medesimo istante però, il voler essere tutti uguali ci porta a rischiare la perdita d’identità, legata all’abbandono di tradizioni, usi e costumi.
Non credo sia un reato se mi sento fiero di far parte del vecchio continente, o di essere svizzero, grigionese e bregagliotto. Sono pure fiero di far parte di una minoranza linguistica sia nazionale che cantonale. Questo essere una minoranza ci ha sempre contraddistinti e ci ha obbligati a combattere per i nostri diritti. È stato, ed è tutt’ora, una parte integrante della nostra identità e cultura.
Poche settimane fa alcuni bambini hanno suonato alla porta di casa travestiti da vampiri, fantasmi e quant’altro. Dolcetto o scherzetto?...quasi una minaccia! Ovviamente non è da prendere così sul serio e bambini sono bambini. Ciò che più mi ha impensierito è il fatto che in occasione del Calendamarz, uno tra gli eventi più tradizionali che abbiamo in Bregaglia, né i bambini né tantomeno le mamme e/o i papà si impegnano così tanto per vestiti e addobbi. I medesimi pensieri mi sopraffanno da anni quando vedo i cortei dei bambini di Carnevale. Travestiti con tanto impegno (e altrettanti costi) girano per i villaggi sparpagliando chilogrammi di coriandoli di carta; poi magari il giorno scolastico successivo al tema ecologia viene trattata l’importanza di evitare la troppa immondizia oppure che va rigorosamente buttata nei bidoni appositi e non per terra….! Il carnevale non fa parte della tradizione bregagliotta e tantomeno Halloween, classica americanata!
Invece il Calendamarz è parte delle nostre radici e della nostra identità, è una parte di ciò che ci contraddistingue. Il Calendamarz fa parte della Bregaglia come le castagne o il nostro dialetto, parlato probabilmente da meno di 3000 persone e che dunque ci caratterizza come bregagliotti e bregagliotte.
Durante il pomeriggio di sabato mi sono accorto che la rappresentazione del 1979 ha probabilmente creato un legame tra i cittadini da Castasegna fino a Cadlägh e Disla, che nemmeno l’unione dei Comuni nel 2010 è riuscita a istallare fino ad oggi. Ascoltando le testimonianze di chi allora era un po’ più maturo di me (io avevo 11 anni) sento ripetutamente che è stato bello trascorrere le ore negli spogliatoi con gente di altre età e provenienti dagli altri villaggi della Bregaglia. Ecco, credo che quell’evento sia stato significativo ai fini dell’unione in Bregaglia.
Concludo dunque sperando che noi tutti possiamo continuare ad andare fieri delle nostre radici bregagliotte, di proseguire a parlare il nostro dialetto, di voler di nuovo mettere più peso alle nostre tradizioni. Certo, l’evoluzione ed i cambiamenti ci sono sempre stati e sempre ci saranno e dunque, non fraintendetemi, non ho nulla contro carnevale o Halloween, a patto che non vadano a sostituire le tradizioni più radicate e tipiche della nostra valle. Mi piacerebbe di nuovo percepire l’agitazione negli allievi in vista del Calendamarz, il desiderio di avere il maggior numero di rose di cartapesta sulla capücia e sul mascasrecc’, di avere la bronza o il zampogn più grandi e più belli e di cantare con fierezza le nostre canzoni, chiamando la primavera e, perché no, sperando che il contributo nella cascina possa essere maggiore grazie al mio impegno. Un primo passo potrebbe essere quello di acquistare delle camicette grigionesi rosse e azzurre da distribuire ai ragazzi e alle ragazze dei cortei. Renderebbe il corteo più bello da vedere e sono certo che lo gradirebbero anche i turisti oltre a noi indigeni.
Ne approfitto per ringraziare la Fondazione Giovanoli per l’iniziativa, Patrik Giovanoli per l’interessante documento audio/video e tutti coloro che hanno aderito alla richiesta.
Essere fieri delle proprie origini non significa disprezzare le altre.