Ricostruzione di Bondo e dintorni
//tratto da Il Grigione Italiano\\
All’assemblea comunale di Bregaglia è stato presentato il progetto per gli interventi definitivi di risanamento di tutta l’area che è stata inondata dalle colate detritiche del 2017. Verrà indetto un concorso.
Come si può leggere nel documento ufficiale che riporta le decisioni dell’assemblea comunale del 21 novembre u.s., è stata scelta una delle varianti presentate dallo studio di ingegneria Beffa Tognacca per la sistemazione definitiva di tutte le aree, a Bondo e dintorni, che sono state interessate dalle colate detritiche, o che potrebbero esserlo in futuro.
Il crollo di roccia dal Pizzo Cengalo, nell’agosto del 2017, provocò successive colate detritiche, che dapprima riempirono il bacino di contenimento già esistente, per poi farlo straripare, con conseguente invasione della strada cantonale e perfino della cantonale vecchia, quella che attraversa il villaggio di Spino. Il ponte Punt, in val Bondasca, crollò, e ora è sostituito da un ponte sospeso, adatto al passaggio pedonale e ciclabile. Le altre vie sono tutte ripristinate, ma sempre soggette a pericolo.
Per questa ragione il lavoro di progettazione non si è mai arrestato, e ora si è giunti a un progetto che interessa sia la viabilità sia gli argini del bacino, della Bondasca e della Maira, e che comprende una nuova posizione della fermata dell’autopostale, i sentieri pedonali, nonché l’acquisto e la gestione di terreni nel perimetro della ricostruzione.
La variante è stata scelta dal Municipio in accordo con gli uffici competenti, in particolare l’Ufficio tecnico cantonale, ed ha poi ricevuto anche l’approvazione dell’Ufficio federale per l’ambiente. L’idea di base è quella di garantire la sicurezza alle persone e all’infrastruttura, in tutto il comparto di progetto. E i due ambiti principali dei lavori sono da una parte le opere di premunizione e dall’altra il riordino delle infrastrutture di comunicazione.
Le opere di premunizione
Lungo la Bondasca, compreso il bacino di contenimento, saranno realizzati dei terrapieni con il materiale già trasportato a valle dalle colate detritiche, fra cui massi ciclopici, del peso di 3-6 tonnellate. Questi argini avranno al loro interno delle reti costruttive, e nel caso che la loro pendenza sia molto forte, saranno cementati con calcestruzzo.
Lungo la Maira, invece, sotto le frazioni di Sottoponte di Spino, essendoci meno spazio, si dovranno costruire dei muri. Anche qui si userà principalmente il materiale già presente sul posto, compresi i grossi massi, ma verranno costruiti muri in cemento armato. Appoggiati ai muri, poi, si metteranno ancora delle scarpate con massi ciclopici, come in Bondasca.
Inoltre, dal letto della Maira verrà rimosso molto del materiale presente, cosicché il deflusso sarà migliore.
Le opere viarie
Parallelamente alle opere premunitive, vi è il riordino delle infrastrutture di comunicazione. Tutti i ponti verranno alzati, per consentire un miglior passaggio ai deflussi. La strada cantonale, in uscita dalla galleria di Promontogno (scendendo) piegherà verso sinistra e passerà sopra la Bondasca a un’altezza superiore all’attuale. Poi si ricongiungerà al tracciato presente. Il progetto è pensato in modo che non ci dovrà essere chiusura della strada per effettuare i lavori.
L’attuale incrocio, che dalla cantonale porta da una parte al punt Spizarun e dall’altra a Bondo, sarà sostituito, poco più a valle, da una rotatoria (da molti a lungo desiderata e richiesta, per motivi di sicurezza). Il punt Spizarun sarà ricostruito, più elevato di circa un metro e mezzo, e ovviamente anch’esso più a valle. Anche in questo caso, non ci sarà mai chiusura del passaggio. Si chiudono i vecchi tracciati quando si aprono i nuovi.
Il ponte Punt, sulla Bondasca, che collegava Bondo a Promontogno lungo la strada comunale, crollato e sostituito da un ponte sospeso ciclopedonale, verrà anch’esso ricostruito a una maggiore altezza, sempre a garanzia di protezione contro le piene.
Il concorso
Per realizzare questo progetto di massima, il Comune ha deciso di indire un concorso (per il quale l’assemblea ha concesso un credito), rivolto a tutti. In una prima fase, una giuria di esperti effettuerà una prima selezione in base alle referenze presentate. Le ditte che si candidano devono mostrare di aver già lavorato su progetti analoghi, quindi progetti che riguardano la costruzione di strade, le costruzioni fluviali, la protezione contro le piene, e gli aspetti di architettura paesaggistica. Coloro che avranno superato questo primo esame, potranno presentare un proprio progetto. I progetti verranno poi esaminati e il vincitore potrà cominciare con la messa in atto dei lavori. I tempi previsti sono dunque: alcuni mesi per le candidature e la prima scrematura, altri mesi per l’inoltro dei progetti da parte dei concorrenti ammessi, e infine ancora alcuni mesi per la scelta del vincitore e l’organizzazione del lavoro. Si ritiene dunque che i lavori partiranno effettivamente nell’inverno 2020-21 e dureranno per due o tre anni.
Una questione di qualità
La ragione che ha spinto il Municipio a proporre un concorso all’assemblea è una ragione di qualità: si vuole avere per la zona di Bondo, e dunque per tutto il Comune, il meglio possibile. Anche per questo sono rimasti aperti, non definiti dal progetto attuale, alcuni aspetti, peraltro importanti: i sentieri pedonali, la posizione della nuova fermata dell’autopostale e la collocazione del ponte Punt. Per quest’ultimo è stata definita l’area dove bisognerà realizzarlo, ma non la posizione precisa. E inoltre è considerata di grande importanza la riqualifica delle due zone d’accesso al ponte, sia la sponda destra, verso i crotti e il Municipio, sia la sponda sinistra, verso il paese. Ci sono elementi di architettura e di cultura locale da considerare con particolare attenzione.
Bondo 2
Il progetto si chiama «Bondo 2» perché c’è già stato un «Bondo 1». Dopo gli eventi del 2011 e del 2012, quando un milione e mezzo di metri cubi di roccia si erano staccati dal Piz Cengalo, si era già provveduto a costruire un bacino di contenimento e a realizzare altre opere di premunizione. Nel 2014 erano complete e sono servite, anche se potrebbe non sembrare, a limitare i danni delle colate del 2017. Quello era «Bondo 1», progettato e accompagnato dalla ditta Beffa Tognacca, che oggi ha presentato il progetto di ricostruzione definitiva «Bondo 2».
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