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Quattro nuove opere di Varlin alla Ciäsa Granda

23 agosto 2017 Nessun commento

//riceviamo e pubblichiamo\\
Il Museo Gertsch dedica, in occasione del quarantesimo anniversario della scomparsa, un’ampia mostra all’artista Varlin. Essa aprirà i battenti il 1. settembre 2017 e si protrarrà fino al 4 marzo 2018.

In questa particolare occasione il famoso quadro di Varlin “La gente del mio paese” verrà esposto a Burgdorf, grazie alla gentile concessione della Società culturale di Bregaglia, proprietaria del dipinto.

La tela si trova da tre decenni al museo Ciäsa Granda e per la prima volta dopo quasi quarant’anni sarà presentata in un’esposizione fuori dalla Val Bregaglia e mostrata in un nuovo contesto al pubblico. In cambio il museo valligiano ha preso in prestito quattro altre opere di Varlin: si tratta di tele realizzate durante il suo soggiorno bregagliotto, iniziato nel 1963 con il suo matrimonio con Franca Giovanoli e conclusosi con la sua morte il 30 ottobre 1977.

Il periodo trascorso in Bregaglia significò per Varlin, una famiglia, una casa propria, uno spazioso atelier, nuove amicizie. Forse grazie tutto ciò gli fu possibile compiere un ulteriore passo artistico; creando una nuova e autonoma opera tarda.

Il dipinto intitolato Patrizia con Zita, datato 1966, mostra la giovane figlia dell’artista, Patrizia, seduta in un’ampia poltrona con il cane Zita.

Goldrausch invece, del 1969-1973, è stato ispirato dall’omonimo film di Charlie Chaplin (in italiano “La febbre dell’oro”), ma al posto dell’attore Henry Bergman Varlin vi ritrae il gallerista e fotografo Ernst Scheidegger.  Sullo sfondo non sorge il paesaggio dell’Alaska come nella pellicola, bensì le famose montagne bregagliotte del Gruppo Sciora con i Gemelli e il Pizzo Cengalo.

L’opera denominata La mia casa di vacanza alla Palü, del 1970, ritrae la vecchia casa-mulino della famiglia Varlin a Stampa, la Palü, che sorge nei pressi del fiume Maira ed è circondata da enormi massi di pietra.

In Hommage à Segantini del 1973 l’artista dipinge invece le mucche dei suoi vicini di casa, Adolfo e Sina Salis. Qui, così come in molte altre sue opere, si può cogliere l’importanza che la materia riveste per l’artista. Questo dipinto a olio, eseguito su tela grezza con l’ausilio di autentico letame – Varlin ha voluto integrarlo nella sua opera -, ci suggerisce che per lui non solo il supporto, ma anche la materia stessa della pittura sono essenziali nel processo creativo. L’artista dedica la tela al grande collega e maestro Giovanni Segantini, primo grande pittore che ha scelto la Val Bregaglia quale patria di elezione.

Patrizia Guggenheim

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