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Dopo 10 anni di presidenza, Tosca Negrini lascia il comitato di «formazioneBregaglia»

29 giugno 2017

Negrini è fermamente convinta che questa associazione sia molto preziosa per il presente e il futuro della valle. Già prima di essere presidente di «formazioneBregaglia», Tosca Negrini aveva mostrato il suo interesse per l’ingresso delle nuove tecnologie in Bregaglia.


Quando hai iniziato a collaborare in questo ambito?
Sono entrata nel comitato del Centro informatico Bregaglia (CIB) fin dall’inizio, con Reto Walther presidente. Dopo qualche anno si pensava quasi di smettere, perché abbiamo dovuto uscire dal locale che ci aveva dato il Comune di Stampa, poi ci siamo aggregati a movingAlps, che aveva in affitto i locali all’Hotel Elvezia, e ci forniva anche le infrastrutture (computer eccetera). E noi dovevamo solo preoccuparci di organizzare i corsi.

Erano i primi passi dell’informatica in Bregaglia.
Alcuni «pionieri» in Bregaglia si erano accordati con il Progetto Poschiavo per portare l’informatica in valle e insegnare alla gente a usare il computer. I primi corsi erano, infatti, «come accendo il computer». E aveva avuto un grandissimo successo. Quando il Progetto Poschiavo ha terminato la sua attività, ha iniziato movingAlps e in parallelo anche l’associazione CIB, per poter continuare a offrire i corsi. E a Poschiavo è nato il Polo.

Quando tu sei diventata presidente quali obiettivi ti sei posta?
Innanzitutto erano scaduti i contratti e dovevamo trovare dei nuovi locali. Nel «puntoBregaglia», che si stava realizzando in quel periodo, c’era la possibilità di affittare i locali per svolgere i nostri corsi. Comunque io da presidente non volevo anche organizzare i corsi, ci volevano dei professionisti. E quindi abbiamo assegnato all’Ufficio di sviluppo questo compito organizzativo. Così, sotto la mia presidenza abbiamo allestito questo nuovo locale, abbiamo cercato i fondi, abbiamo comperato nuovi computer, nuovi tavoli, e ci ha aiutati moltissimo l’aiuto ai montanari (Berghilfe). Così è nato il Centro informatico.

Erano tempi in cui in molti non sapevano neanche che cosa fosse, esattamente, l’informatica.
Infatti, «centro informatico» dava l’idea di un centro dove si aggiustano i computer, e invece noi facciamo formazione, e quindi abbiamo cambiato il nome in «formazioneBregaglia», molto generale e molto chiaro. Io sono orgogliosa di aver raggiunto questi due risultati: la nuova sede e il cambio del nome.

A proposito di soldi, com’è finanziata la «formazioneBregaglia»?
È una società e ha bisogno di membri, che la sostengano e sottoscrivano la tassa annuale, che è di 20 franchi. Più siamo e meglio è. Dal punto di vista dei costi, i corsi sono accessibili a tutti, perché si paga solo una minima parte del costo, che corrisponde all’incirca ai materiali. Il resto, compresi gli insegnanti, è finanziato dal Polo Poschiavo. Dunque le tasse dei soci che «formazioneBregaglia» incassa vanno al Polo Poschiavo, che ci ritorna un contributo spese per mantenere i locali. In più il Polo Poschiavo garantisce il finanziamento per il cambio dei computer e delle altre apparecchiature.

Dunque da punto di vista finanziario c’è una sicurezza.
Non proprio del tutto. Abbiamo bisogno anche dei contributi da parte del Comune di Bregaglia. Noi abbiamo i contributi dei membri, e gli altri sono contributi che dobbiamo ricevere da fuori. Con il Polo Poschiavo abbiamo un contratto biennale e un mandato di prestazione. Quindi in parte i corsi sono in comune, ma in parte solo nostri.

Esempi di corsi?
Un’iniziativa nostra è il «conosciamoli», dove invitiamo le persone a parlare di sé, ed è un’esperienza molto bella per chi ascolta e anche per chi si presenta. Abbiamo organizzato corsi di lingue, tedesco, inglese, italiano, e anche bregagliotto inseme alla Fondazione Giovanoli di Maloja. A volte invitiamo dei relatori a parlare della storia, per esempio con Guido Scaramellini. Oppure diamo corsi specifici per le ditte, per esempio se vogliono imparare a usare un particolare programma al computer: una volta è stato fatto per il Comune. Ultimamente è stato organizzato un corso di teatro per adulti… c’è un potenziale grandissimo.

Perché adesso hai deciso di lasciare?
È una questione di personalità: io sono una persona che organizza, capace quando si tratta di costruire. Mentre la ricerca in dettaglio, preparare i corsi, non è il mio forte. Penso che sia il momento giusto per lasciare ad altri, con altre competenze. Inoltre, abbiamo ritenuto che un comitato di cinque persone sia troppo grande, anche perché oggigiorno è difficile trovare una data che vada bene per tutti per incontrarsi. Ne abbiamo nominate tre, Annemieke Buob, Daniela Rota e Sabrina Fogliada, che al loro interno si costituiranno: presidente, cassiera e attuaria. Loro, insieme al coordinatore dei corsi, Patrick Giovanoli, che lavora moltissimo ed è molto bravo, funzioneranno bene. Insomma, lo scopo del mio lavoro è stato raggiunto.

Quindi la tua attività termina, ma non quella dell’associazione.
Certamente. Sono dell’opinione che «formazioneBregaglia» sia molto importante in valle, perché la formazione è il futuro. Coloro che lavorano spesso fanno della formazione all’interno del loro lavoro, ma c’è tanta gente che vive in valle, magari indipendente, o le casalinghe, che ha la possibilità di imparare a usare il computer, nuove tecnologie, di trovarsi assieme ad altre persone, fare cose creative… È l’unica possibilità che abbiamo in Bregaglia di avere dei corsi in lingua italiana, perché se andiamo in Engadina sono già in tedesco.

Da sinistra: Annemieke Buob, Sabrina Fogliada, Tosca Negrini e Daniela Rota

Silvia Rutigliano

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