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Vita di Gran Consiglio

28 febbraio 2017

//tratto da Il Grigione Italiano\\
Una sessione dedicata alla cultura. Il Gran Consiglio responsabilizza i Comuni. Intervista al deputato bregagliotto Maurizio Michael sull’andamento della sessione di febbraio a Coira.

Com’era l’atmosfera di questa sessione?
Incarichi con grande discussione non ci sono stati. Il Gran Consiglio si è riunito il giorno dopo le varie votazioni federali e cantonali. Il clima era comunque tranquillo. Ci si è trovati guardando avanti e non guardando indietro. Unica cosa, il lunedì ci sono stati i giornalisti che intervistavano favorevoli e contrari alle Olimpiadi. Ma all’interno non c’è stato dibattito su questo tema. Quindi anche la legge sulla cultura è stata votata in modo indipendente, non condizionata dagli umori del momento.

Avete avuto qualche attività esterna, parallela alle sedute?
La settimana prima, mercoledì 8 febbraio, siamo stati invitati – tutto il Gran Consiglio e il Governo – da Michael Pfäffli ai mondiali. (È prassi che il presidente del Parlamento organizzi un’uscita o un evento speciale per il Gran Consiglio. Nel passato il Gran Consiglio ha visitato l’industria Hamilton a Bonaduz, e un’altra volta a Laax, dove è stato presentato il progetto della Weisse Arena, ovvero le infrastrutture di allenamento, gli impianti di sci, e le residenze gestite sulla base di modelli innovativi.) A St. Moritz siamo stati sulle tribune (dunque non nel reparto VIP) ad assistere al SuperG maschile e abbiamo pranzato nel tendone dei volontari. Nel pomeriggio abbiamo potuto accostarci alle diverse iniziative organizzate lungo le vie della zona centrale.

Qual è stato il tema dominante dei lavori parlamentari?
All’ordine del giorno di questa sessione c’era la legge sulla cultura. Mi aspettavo che la discussione terminasse nella giornata di martedì e invece siamo andati al mercoledì oltre mezzogiorno. E si è parlato poco di cultura, come ha rilevato lo stesso Martin Jäger. Ma non per colpa del Gran Consiglio, ma perché la discussione è stata condizionata dal fatto che mancavano un concetto e una strategia chiara sui quali dibattere. Così ci siamo trovati a parlare dei singoli articoli e non dei contenuti.

Che cosa ha motivato questo punto all’ordine del giorno?
La revisione totale della legge sulla cultura, a parte il fatto che era necessaria, è stata fatta sulla base dell’incarico Claus, che chiedeva un progetto strategico, e in seconda battuta una legge per sostenerla. Cioè verificare, capire cosa si vuol fare e poi sostenere questo programma anche finanziariamente. Il Dipartimento di Jäger ha voluto fare prima la legge, per avere una struttura giuridica, le regole. In conclusione, fino ad oggi non è molto chiaro né trasparente come vengono sostenute e promosse le diverse iniziative culturali.

Insomma avete elaborato una legge sulla cultura, ma senza chiarire cosa si intenda per cultura e come si debba comportare il Cantone rispetto alle proposte culturali.
La cultura è un campo sul quale bisogna investire in futuro, nell’interesse anche dell’economia e del turismo. Perché è uno dei punti di forza che abbiamo nel nostro Cantone. Quindi ci vuole strategia, concetto, struttura. Nella legge il concetto non era previsto e il Gran Consiglio ha chiesto (57 a 57, col voto determinante del presidente) che il concetto venga presentato in Gran Consiglio e che sia lo stesso Gran Consiglio ad approvarlo. E su quella base il Gran Consiglio deve poter decidere del finanziamento. Questa è una novità che è stata inserita nella legge, ed è anomala, perché di solito il Gran Consiglio non approva rapporti o strategie. In altre situazioni il Gran Consiglio prende atto di un concetto (perché il concetto è del Governo). I contrari volevano soprattutto salvaguardare le procedure formali e la buona «legislazione» e soprattutto volevano evitare che si creasse un precedente.

Silvia Rutigliano

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