Home

Sul pane non si specula!

9 febbraio 2016 Nessun commento

//riceviamo e pubblichiamo\\
Iniziativa popolare “Contro la speculazione sulle derrate alimentari”. Il consiglio di voto della consigliera nazionale Silva Semadeni.

Il 28 febbraio votiamo sull’iniziativa popolare „Contro la speculazione sulle derrate alimentari“, che, per le sue conseguenze negative per i più poveri, merita il nostro sostegno. Solo una piccola parte del commercio viene oggi realizzato con la compravendita di beni reali. La maggior parte è eseguita sui mercati finanziari. L’influenza della speculazione borsistica sul prezzo delle derrate alimentari fra gli economisti è controversa. Ed è vero che non rappresenta la sola causa delle fluttuazioni dei prezzi. Il gioco coi derivati rafforza però gli alti e bassi, con conseguenze a volte drammatiche per chi già vive in povertà nei paesi dipendenti dalle importazioni. Negli ultimi anni la speculazione con le derrate alimentari è aumentata, tanto che attualmente è 33 volte più importante rispetto a dieci anni fa. Sia negli anni 2007-2008 che nel periodo fra il 2010 e il 2012 i prezzi del grano, del mais, della soia e di altri generi alimentari di base sono saliti alle stelle. La Banca Mondiale ha calcolato che, nel 2011, 44 milioni di persone sono cadute in miseria a causa dell’aumento dei prezzi dei beni alimentari di base. In certi paesi anche un moderato aumento può portare a malnutrizione o addirittura alla fame. La speculazione qui non può avere un posto.

L’iniziativa chiede che la Confederazione emani prescrizioni volte a combattere la speculazione con i derivati. Chiede inoltre che la Confederazione si impegni con lo stesso traguardo anche a livello internazionale. Muoversi sui due livelli è necessario, perché ci troviamo di fronte a un problema di portata internazionale ed è facile dire che non tocca a noi, piccola Svizzera, impegnarsi più di tanto per risolverlo. Tuttavia anche nel nostro bel Paese si specula sui generi alimentari. Diverse imprese che negoziano con materie prime alimentari hanno la loro sede in Svizzera. E nel 2014 sono stati investiti dalle banche svizzere da 6 a 7 miliardi di franchi in materie prime agricole, come leggo nel messaggio del Consiglio federale. Anche se questi investimenti speculativi vengono considerati marginali in confronto con il volume totale dei patrimoni amministrati in Svizzera, di fronte ai 795 milioni di persone che a livello mondiale non hanno abbastanza da mangiare la ricerca del profitto in questo campo ai miei occhi non è ammissibile. E il nostro impegno per l’aiuto allo sviluppo sarebbe ben più credibile senza questa attività speculativa.

La fame e le crisi alimentari si possono vincere, specie se si considera che il mondo produce cibo per sfamare 12, non solo 7 miliardi di persone. E non dimentichiamo: Ridurre la povertà e la fame nel mondo significa anche contribuire a ridurre i fenomeni migratori. La povertà e l’ingiustizia, il colonialismo vecchio e nuovo, le multinazionali che non devono rispettare standards sociali e ecologici, il commercio di armi e la guerra… oggi tutti i nodi vengono al pettine. I milioni di profughi, i loro tragici destini, ci pongono di fronte a una grande sfida, che rischia di mettere in questione i princìpi fondamentali della nostra civiltà come i dritti umani e la solidarietà. Facciamo oggi questo piccolo passo e votiamo sì all’iniziativa. Eliminando la speculazione, eliminiamo almeno un fattore che accentua ingiustificatamente la disponibilità di cibo per i più poveri.

Silva Semadeni, consigliera nazionale

Commenta questo articolo








2 × due =

Notizie in tempo reale

Avvisi

Canale WhatsApp per La Bregaglia

wapp

Potrai ricevere direttamente sul tuo smartphone le notizie più importanti.

Consulenza cellulare

Consulenza_cellulare

Mercoledì 27 novembre, dalle 8:30 alle 11:30, a Vicosoprano, presso l’aula di Formazione Bregaglia al Centro puntoBregaglia. Iscrizioni entro lunedì 25 novembre.

Offerta di lavoro

Villa

Accedi all’inserzione.

Satira di Bregaglia

La vignetta del giorno

9b77a4

Per sorridere un po’.