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Gran Consiglio – Sessione di febbraio

17 febbraio 2015

La caccia speciale fa il pieno di pubblico. Ma l’iniziativa per abolirla viene dichiarata nulla e la questione assume ora un contorno giudiziario.

Nella sala del Gran Consiglio si parla di caccia e sulla tribuna si affolla il pubblico delle grandi occasioni. È sempre stato così e non ha fatto eccezione, in questa sessione di febbraio, il dibattito sulla caccia speciale. Gente attenta e chiaramente interessata a quanto succedeva lì sotto, al punto tale da calarsi addirittura nel ruolo e di manifestare ad alta voce un chiaro suggerimento al momento del voto; un’invasione di campo del tutto spontanea e senza secondi fini, accolta da una sonora risata.
Le due posizioni contrapposte si sono confrontate in un lungo e articolato dibattito. Alla fine ha prevalso la posizione governativa, sostenuta dalla maggioranza commissionale, e con 79 voti contro 36 il Gran Consiglio ha deciso di dichiarare nulla l’iniziativa popolare per l’abrogazione della caccia speciale. Inoltrata nell’agosto 2013 sotto forma di progetto elaborato e con il sostegno di oltre diecimila firme valide, essa chiede una revisione della legge cantonale che regola l’attività venatoria del seguente tenore: piani di abbattimento annuali da realizzzare integralmente durante la caccia ordinaria, rinuncia ad una regolazione degli effettivi di selvaggina nel quadro di una caccia speciale nei mesi di novembre e dicembre, prolungamento di quattro giorni della caccia alta da concludere entro ottobre.

A favore dell’annullamento dell’iniziativa ha pesato la sua “palese contraddizione” con il diritto federale superiore (legge sulla caccia e legge forestale) sulla base di una perizia giuridica e di una perizia di biologia della fauna commissionate dal Governo, ovvero: da un lato i Cantoni sono tenuti a procedere a una pianificazione della caccia che abbia come obiettivo un buono stato degli animali e, dall’altro, devono emanare prescrizioni su come regolare l’effettivo della selvaggina per assicurare la conservazione della foresta.
Ma la partita è tutt’altro che chiusa. Intanto il gruppo cacciatori del Gran Consiglio ha già inoltrato un atto parlamentare per prolungare la caccia alta autunnale e quindi con il chiaro intento di rendere meno importante la caccia speciale. Senza poi dimenticare il contorno giudiziario che la questione sta assumendo: è già certo il ricorso degli iniziativisti al Tribunale amministrativo cantonale e, in caso di giudizio negativo, non è da escludere che si decida di adire il Tribunale federale. Insomma, non finisce qui e se ne riparlerà.

Il Gran Consiglio si è occupato di un’altra iniziativa popolare, quella d’impronta energetica accettata in votazione il 22 settembre 2013, con due precise richieste: l’inserimento nella Costituzione di una ferma dichiarazione contro le centrali a carbone e la rinuncia ad investire in questo vettore energetico per le società partecipate dal Cantone, con un chiaro riferimento a Repower e al progetto che la società con sede a Poschiavo intendeva realizzare in Calabria. Il vincolo costituzionale è stato accolto dal Gran Consiglio con 93 voti favorevoli, nessun contrario e 23 astensioni provenienti prevalentemente dai ranghi liberali – trattandosi di una modifica della Costituzione sarà comunque necessaria una votazione popolare – e Repower ha già deciso che entro la fine del 2015 abbandonerà il progetto calabrese e che in futuro non prenderà più in considerazione investimenti in centrale a carbone.

Tanto l’adesione del Cantone al Concordato sulle prestazioni di sicurezza quanto le modifiche al Concordato sulle misure contro la violenza in occasione di manifestazioni sportive hanno raccolto in Gran Consiglio un ampio consenso.

Tra i numerosi atti parlamentari trattati segnaliamo quello del deputato poschiavino Alessandro Della Vedova volto a raggiungere, con una revisione legislativa, un finanziamento più equilibrato dei costi per la cura dei malati rispetto a quello attuale che penalizza fortemente i Comuni. Pollice verso del Gran Consiglio, che ha deciso non ritenere opportuno un cambiamento di sistema prima che sia pronto il rapporto in fase di elaborazione su incarico della Commissione per la sanità e la politica sociale.

La Voce del San Bernardino, Marco Tognola

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