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Un’esperienza da raccontare

12 febbraio 2015 Nessun commento

Silvio Secchi di Villa di Chiavenna titolare nella squadra di calcio del Sondrio. Dopo mesi di attesa, l’estate scorsa la formazione del Sondrio è stata finalmente ripescata nel Campionato Nazionale Dilettanti di calcio.

Per intenderci, il massimo livello del calcio dilettantistico, la prima serie dopo la Lega Pro (un tempo Serie C). Era tantissimo tempo che una formazione della nostra provincia non giocava a questi livelli. Partita con l’intento dichiarato di salvarsi, la formazione bianco-azzurra è ora invece a ridosso delle prime squadre in classifica.
Ma la cosa più bella per noi è che nel Sondrio gioca anche un giovane di Villa: Silvio Secchi. Il Ponte ha voluto intervistarlo (e ce n’è voluta per estorcergli questa intervista!) per capire come sta vivendo questa bellissima esperienza.

Per chi non ti conosce, presentati.
Mi chiamo Silvio Secchi, villese (villano?) DOC. Ho 19 anni, che tra pochi mesi saranno 20. La squadra per cui faccio il tifo è il Milan (anche se non è un grande vanto in questo periodo).

Cosa fai nella vita di tutti i giorni?
La mia vita di tutti i giorni è una continua routine tra “studio” e allenamenti; ogni tanto c’è anche un po’ di tempo libero, che cerco di passare con gli amici. Frequento la 5° ragioneria a Chiavenna, a giugno sarà tempo di esami, per i quali sto cercando di prepararmi al meglio. Allo stesso tempo però, porto avanti un hobby, una passione, che è quella del pallone. Questa passione mi “costa” alcuni sacrifici, che però faccio molto volentieri.

Da quando giochi nel Sondrio?
Questa è la quarta stagione che gioco nel Sondrio, la terza in prima squadra. Il primo anno infatti ho giocato nella squadra degli allievi, in un campionato regionale di fascia A. Però già nella seconda metà di quella stagione ho iniziato ad allenarmi con la prima squadra; mi sono così “preparato” al passaggio in Prima che è avvenuto nella stagione successiva.

Prima dove giocavi? Come sei arrivato al Sondrio?
Inizialmente ho giocato a Villa, nella nostra squadra, per 3 anni. Ci allenavamo due volte a settimana, ma a dire la verità io, come tutti i miei coetanei, passavo tutti i pomeriggi in Motta a giocare. A 10 anni però sono dovuto andare a giocare nella Chiavennese, perché a Villa c’era solo la squadra dei pulcini (8-9 e 10 anni) e tutti, una volta cresciuti, dovevano cambiare squadra. A Chiavenna ho fatto 6 stagioni (2 Esordienti, 3 Giovanissimi, 1 Allievi), per poi arrivare al secondo anno di allievi senza squadra. Tutti smisero di giocare, e mi trovai quasi da solo. Mi ricordo quanto ero preoccupato all’idea di smettere di giocare… Poi però, a metà estate, venni convocato per un provino di due giorni al Sondrio: primo giorno allenamenti, secondo giorno amichevole. L’amichevole fu contro gli Allievi del Chievo Verona; giocai bene e il mister scelse di prendermi.

Tu hai fatto anche un’esperienza nella Rappresentativa Regionale. Come è stata?
La rappresentativa regionale è una squadra “costruita” con ragazzi scelti da tutta la regione; questa squadra va a disputare il Torneo delle Regioni, che si svolge tutti gli anni nel periodo di Marzo/Aprile. A livello dilettantistico è il torneo nazionale più prestigioso. Ci sono tre categorie del torneo: giovanissimi (14/15 anni), allievi (16/17 anni) e juniores (18/19 anni). Io ho avuto la fortuna di esser selezionato dagli osservatori per una serie di “provini” per la squadra Juniores. Al termine dei provini il mister scelse 20 giocatori, tra i quali c’ero anch’io. Il torneo si è svolto in Friuli; nel girone abbiamo vinto le prime due partite con Calabria e Molise, e pareggiato la terza con la Sardegna. Ai quarti abbiamo vinto contro la Toscana ai rigori, e in semifinale abbiamo incontrato di nuovo i sardi che ci hanno battuto all’ultimo minuto. Aldilà del risultato beffardo è stata comunque una bellissima esperienza, tanto per il livello di gioco, quanto per aver conosciuto nuovi ragazzi che vivono in realtà diverse, anche calcisticamente parlando.

Qual è il tuo ruolo in campo?
Gioco da terzino sinistro, all’occorrenza anche destro. Terzino lo sono diventato solo a Sondrio, in Prima Squadra. Prima ero un mediano, e sinceramente è il ruolo che mi è sempre piaciuto: tanta corsa, recuperare palloni e poi giocare subito al compagno.

C’è un calciatore a cui ti ispiri?
Sinceramente non mi ispiro a nessun giocatore, io cerco solo di giocare meglio che riesco. Anche se quando ero un po’ più piccolo mi piacevano molto Kakà e Zidane.

Che atmosfera si respira all’interno della squadra per il salto di categoria?
L’atmosfera in spogliatoio è molto tranquilla, lo era soprattutto a inizio stagione. Non c’era grande pressione perché nessuno si aspettava niente da noi, anzi… Poi però sono iniziati ad arrivare i risultati, talvolta inaspettati, che ci hanno messo sempre più pressione, anche se allo stesso tempo aumentavano anche l’autostima e la conoscenza dei nostri mezzi, soprattutto grazie al mister, il quale cercava di trasmetterci questi valori già ad agosto.

Che impegno comporta per te l’attuale campionato?
L’impegno è di tre allenamenti settimanali (martedì, mercoledì e giovedì), più la rifinitura il sabato mattina e la partita alla domenica.

Giocare nel Sondrio: è più un onore o un sacrificio?
Sicuramente è una grande soddisfazione personale, che comporta ovviamente molti sacrifici, anche se agli altri non sembra. Questi sacrifici però li faccio molto volentieri.

Qual è la difficoltà più grande in questo tuo impegno?
La difficoltà più grande è studiare, infatti il tempo che il calcio “ruba” allo studio è moltissimo. Un’altra grande difficoltà è rinunciare ai sabati sera con gli amici, anche se ogni tanto capita anche qualche domenica libera.

E la cosa più difficile da fare in campo?
Non esistono cose più facili o più difficili; l’importante è mantenere la concentrazione, e farsi scivolare via tutte le preoccupazioni e le pressioni pre-partita, anche se capita spesso nel riscaldamento di avere un po’ di ansia. Soprattutto quando sai di aver di fronte avversari di valore, che hanno giocato in categorie superiori.

Prima di entrare in campo hai dei riti, dei gesti scaramantici?
Non ho dei veri e propri riti, però ho un piccolo gesto scaramantico, che ripeto da quando un mio compagno me l’ha fatto notare l’anno scorso: inconsciamente indossavo sempre prima il parastinco destro e poi il sinistro, prima il calzettone destro e poi il sinistro, prima la scarpa destra e poi la sinistra.. Ah-ah-ah che problemi!

Qual è il complimento più bello che hai ricevuto?
Generalmente non ricevo quasi mai i complimenti, anche perché per il ruolo che ho difficilmente vengo ricordato dalla gente che guarda la partita… ci si ricorda dei gol e delle occasioni, non di una bella chiusura, di un bell’anticipo o di un bel cross. I complimenti me li fanno quasi solamente i miei compagni, i quali simpaticamente mi paragonano a Bale, ogni volta che faccio una cavalcata sulla fascia.

Qual è il tuo compagno di squadra più simpatico?
Questa è una bella sfida, se la giocano in tanti. La battuta pronta qualcuno ce l’ha sempre e il sorriso è sulla bocca di tutti, a volte si trasforma anche in grasse risate. Anche il mister scherza spesso con noi. È veramente un bel gruppo.

Che rapporto hai col mister Bertolini?
Il mister è stato anche un mio compagno di squadra il primo anno. Davvero forte a giocare. E, visti i risultati, ad allenare non è sicuramente da meno. Mi ricordo un “siparietto” simpatico al mio esordio: gli altri non mi passavano il pallone per paura di mettermi in difficoltà, mentre lui si ostinava a giocare con me nonostante il risultato fosse in bilico, incoraggiandomi in ogni modo.

Cosa non sopporti in campo?
In campo sicuramente non sopporto la presunzione di alcuni giocatori: alla fine stiamo solo giocando a pallone… Inoltre un’altra cosa che non sopporto è quando si comincia a litigare tra compagni, dandosi le colpe per gol presi o gol non fatti.

Ricordi una partita per te speciale?
Una partita speciale che mi ricorderò sempre fu ai tempi del Villa. Giocavamo contro il Mese, feci 4 gol, tra cui uno in rovesciata, uno di tacco e due da fuori area. Penso sia stata la partita per la quale sono andato più fiero.

Una tua opinione sul calcio di oggi?
Penso quello che più o meno pensano tutti: il nostro campionato una volta era tra i più belli del mondo, ora si è sicuramente abbassato il livello, complice la crisi economica.

Sogni mai di diventare un professionista?
Da bambino lo sognavo spesso, come tutti, anche se adesso vivere di calcio è davvero dura; sarebbe un sogno, ma rimango coi piedi per terra, ora penso a studiare, finiti gli studi si vedrà…

Grazie dell’intervista Silvio, in bocca al lupo per il prosieguo del campionato, per il tuo futuro da calciatore e anche per la maturità!

Da: Il Ponte di gennaio-febbraio

Accedi anche a www.sondriocalcio.com

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