Dal Festival dell’arte
ART ROTICCIO potrebbe contribuire a definire meglio il carattere del bel paesetto sul pendio al sole. Molti lo conoscono solo in modo superficiale, forse camminando sulla via panoramica o guardando dal fondovalle le misteriose casupole aggrappate alla montagna.
Roticcio ospita una trentina di abitanti stabili e altri che soggiornano spesso qui, nelle dimore dei loro antenati oppure in case acquistate allo scopo di trovare un posto dove stare in pace. In Bregaglia si diceva sempre – e forse lo si dice ancora adesso – che “non si abita” a Roticcio, ma in valle. Perché? Chissà! Vi hanno trovato la loro casa, fra i pochi abitanti che da diverse generazioni sono qui come i Roganti e i Clalüna, persone provenienti da tutto il mondo.
Negli anni 1950 vengono dall’Italia i Pasini e i Pedroni, dal Toggenburgo e da Baden la famiglia Zimmermann e la famiglia Lardelli-Hirschfeld, lui poschiavino e bregagliotto e lei di Erfurt/Germania dell’Est. Nei decenni seguenti si sono stabiliti la famiglia Brunner di Zurigo – lei vietnamita – inoltre una mamma indiana con la figlia Geetha accolte da Armida Jantsch-Pedroni, la famiglia Knell di St. Moritz, Gemperle di Samedan e Zurigo, Stoffel di Samedan, e pure tre germanici e un professore della California, Jeff. In vacanza vengono assai spesso il pilota di aerei Max, i Nüesch di Berna e altri. Si aggiungono sempre nuovi abitanti fissi, come il fratello del prete di Vicosoprano e per ultima la figlia di Ugo, Jeannette.
Se contassimo anche gli animali, la popolazione sarebbe assai più grande: mucche, due asini, pecore, capre, conigli, galline, gatti e in piena libertà le più svariate specie di uccelli, ma anche caprioli, cervi, persino cinghiali, ogni tanto orsi e lupi, migliaia di formiche, lumache, mosche e chissà quanti animali nascosti nei prati, nelle fessure dei muri, nelle umide cantine o nei fienili.
Della storia delle case e dei suoi abitanti da due anni si occupa Diego Giovanoli, proveniente da Soglio, già responsabile dell’Ufficio monumenti dei Grigioni.
Di «una storia un po’ diversa – quella di Roticcio» si occupa la sottoscritta. Diversa in quanto non intende scriverla lei stessa in base ai documenti d’archivio, ma cercando di far parlare la gente del paese che vive, ha vissuto e si ricorda di quanto è accaduto a Roticcio e lasciando scegliere alle persone cosa ritengono importante per definire la storia.
Tutti noi siamo un pezzo della storia e responsabili della definizione del carattere di noi stessi, della nostra sfera di vita, del nostro ambiente e importanti per definire il carattere di un villaggio come Roticcio.
Dora Lardelli
storica dell’arte, Roticcio
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ART ROTICCIO, 19 e 20 aprile 2014
Nella cantina della Villa Bregazzi nel corso dei due pomeriggi accorrono ben 200 persone per vedere il suggestivo ambiente con una piccola esposizione comprendente una trentina di opere di Martin Ruch, un artista attivo oltre 20 anni in Engadina e in Bregaglia, e documenti portati dai diversi abitanti di Roticcio come fotografie dell’alpe Forcella di Clara Zimmermann, poesie di Eda Roganti, pubblicazioni di Dora Lardelli, oggetti per la produzione del formaggio e del burro della famiglia Pedroni, oltre a prodotti locali. In occasione della Pasqua Armida e Geetha hanno dipinto con erbette e colori naturali le uova, messe poi sul fieno in due cestini di vimini.
Silvia Rutigliano, accompagnata da Radolf Salis con la fisarmonica, canta assieme ai presenti la bellissima canzone di Roticcio. Si discute sul possibile autore di questa canzone, una delle due sole canzoni veramente bregagliotte. Si presuppone che potrebbe essere Antonietta Tön-Maurizio di Roticcio che firmava le sue poesie pubblicate su diverse riviste bregagliotte con il nome “Cappellina”. Sembra abbia scritto molto sulla storia di Roticcio.
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