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Frontalieri, un autunno di preoccupazioni

23 dicembre 2013

Dalle assemblee sindacali emerge un aumento del numero di lavoratori italiani nei Grigioni. Crescono i timori per un nuovo sistema di tassazione.

Frontalieri a rischio. Non tanto per il posto di lavoro, quanto per l’ipotesi di aumento delle tasse. L’allarme è arrivato nei giorni corsi dalle tradizionali assemblee autunnali promosse da Cgil, Cisl e Uil insieme ai sindacati elvetici Syna e Unia, che si tengono ogni anno a Grosio e a Chiavenna. I lavoratori hanno incontrato Ivan Cameroni (Syna-Cisl), Giuseppe Barbusca (Cgil), Ezio Ferrari (Uil) e Arno Russi (Unia).

L’allarme

Ivan Cameroni, sindacalista del Syna e presidente del Consiglio sindacale interregionale Lombardia-Sondrio-Grigioni, ha spiegato le principali novità di questo periodo. «Sono riprese le trattative fra Italia e Svizzera per la firma di una nuova convenzione bilaterale sulla doppia imposizione fiscale. Dovrebbe prevedere una tassazione alla fonte da parte delle banche elvetiche – si parla del 30% e più – di tutti i fondi neri appartenenti a cittadini italiani depositati in Svizzera, sulla base dell’accordo stipulato dalla Svizzera con la Germania e non ancora ratificata dal parlamento tedesco. All’Italia porterebbe qualche miliardo di euro che farebbe comodo al nostro governo. Ma così com’è impostata rischia di andare a penalizzare fortemente tutti i frontalieri». La Svizzera – a cominciare dal Canton Ticino – vorrebbe ridiscutere l’accordo bilaterale del 1974 che prevede il ristorno del 38% delle imposte pagate dai lavoratori frontalieri ai Comuni e alle province di confine. «Tutto questo avrebbe pesanti ripercussioni sui lavoratori che verrebbero obbligati a dichiarare al fisco italiano i salari percepiti in Svizzera pagando le tasse come coloro che lavorano in Italia, quindi con aliquote dal 23% in su. Dobbiamo difendere a spada tratta l’accordo del 1974, anche a costo di perdere i fondi versati per la disoccupazione all’Inps. Preferiamo ricevere un’indennità di disoccupazione minore, ma continuare a versare le imposte alla fonte solo in Svizzera, senza dovere fare la dichiarazione dei redditi anche in Italia. Spero che presto arrivi la convocazione per il tavolo tecnico dei frontalieri, ma si sappia che non tira una buona aria: dobbiamo prepararci alla battaglia e servirà il supporto dei nostri Comuni».

Fisco e novità

Ci sono altre novità sul fronte fiscale, relative alla dichiarazione in Italia dei conti bancari e dei titoli finanziari posseduti in Svizzera dai residenti in Italia, quindi anche dai frontalieri. «I conti e gli investimenti in Svizzera vanno dichiarati dagli italiani. La tassazione prevista è di circa 34 euro per ogni conto se si superano i 5000 euro medi per il 2012 e dell’1 per mille degli investimenti fino al 31 dicembre 2012. Il problema è che in caso di controllo dell’Agenzia delle entrate la sanzione prevista per la mancata compilazione arriva fino al 50% del capitale non dichiarato. Il mio consiglio è quello di mettersi in regola, perché con il nuovo redditometro l’ipotesi di controlli è tutt’altro che remota». Per ogni approfondimento, il consiglio è quello di rivolgersi alle sedi del sindacato.

Nei Grigioni 5200 frontalieri

Ma le problematiche legate al fisco non devono fare dimenticare la rilevanza del fenomeno del frontalierato. Cresce, infatti, il numero dei frontalieri, ma aumentano in maniera proporzionale anche le preoccupazioni per il futuro del lavoro, delle imposte e dei ristorni. I permessi rilasciati per gli italiani nel Canton Grigioni erano 3778 nel 2010, 4126 nel 2011 e 4393 l’anno scorso. Ora sono ben 4677. Se si contano anche quelli delle persone provenienti da altri Paesi europei, sono circa 5200. Si può dire con forza, quindi, che i valtellinesi e i valchiavennaschi sono la componente più numerosa e che negli ultimi tre anni c’è stato un incremento di circa novecento unità.

A cura di La Provincia di Sondrio

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