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Parlamento sì, ma non… parla meno

30 aprile 2013 Nessun commento

Sessione d’aprile del Gran Consiglio. Nella sessione d’agosto 2011, Vera Stiffler aveva presentato una proposta di decreto con l’obiettivo di migliorare l’efficienza del Gran Consiglio.

Fra le richieste, anche quella di snellire il modo di svolgere gli interventi in aula e di contenere all’indispensabile il diritto di parola. L’atto parlamentare della giovane deputata liberale di Coira è stato esamitato da una Commissione appostitamente costituita, che ha formulato delle proposte giunte all’esame del plenum nella recente sessione d’aprile. Ebbene, proprio le previste riduzioni dei tempi d’intervento non hanno incontrato il consenso del Parlamento. Bocciata anche la possibilità di prolungare di un’ora le sedute pomeridiane. Come dire che la montagna ha finito per partorire un topolino.

Aperta dal discorso della presidente Elita Florin Caluori incentrato sul rapporto dei grigionesi con la natura, con l’invito – facendo riferimento specifico a fatti realmente accaduti come l’incidente verificatosi nel bacino idroelettrico engadinese che ha provocato una grossa moria di pesci – a  “creare condizioni ideali” in un contesto di “cooperazione attiva” tra società e Stato, la sessione d’aprile si è occupata di svariati temi, a cominciare da quello della struttura istituzionale del Cantone.

Con 82 no, 20 sì e 9 astensioni il Gran Consiglio ha respinto l’iniziativa popolare per Comuni forti in un Cantone forte e rinunciato ad opporle un controprogetto. Se l’obiettivo perseguito, ovvero la forte riduzione del numero dei Comuni grigionesi, viene condiviso, è sulla tempistica che i pareri sono diametralmente opposti. Gli iniziativisti vorrebbero inserire il turbo ed arrivare in breve termine ad avere 50 entità comunali, mentre Governo e maggioranza del Gran Consiglio sono per tempi più lunghi: tra 50 e 100 Comuni entro il 2020 e meno di 50 Comuni nel lungo termine, fermo restando che i processi aggregativi dovranno partire dal basso e non imposti dall’alto.

Senza opposizioni è stata votata la revisione totale della legge sulla Cassa cantonale pensioni dei Grigioni, che d’ora in poi si chiamerà semplicemente Cassa pensioni dei Grigioni. La revisione di legge tiene conto delle nuove direttive in materia del diritto federale, in particolar modo per quanto riguarda la capitalizzazione (sistema integrale), la garanzia dello Stato (cancellata) la definizione dei contributi/ pretazioni e la procedura di nomina della Commissione amministrativa.

Fra gli atti parlamentari esaminati e discussi ha suscitato particolare interesse e vivace discussione l’interpellanza della frazione PLD concernente l’acquisto da  parte del Cantone delle azioni Repower messe in vendita detenute da Alpiq. Il capogruppo liberale Rudolf Kunz non ha usato mezzi termini, parlando di “rischi finanziari per i contribuenti”, di “informazione lacunosa” e di “strategia confusa”. Innanzitutto si è appreso che l’operazione è costata 85,6 milioni di franchi. In particolare, i liberali hanno messo in discussione la strategia di politica eneregetica adottata a suo tempo dal Gran Consiglio e nella quale si afferma che il Cantone debba fare quanto possibile per ottenere maggioranze azionarie di imprese elettriche. A nome del Governo, Mario Cavigelli ha respinto le critiche e difeso la scelta operata, affermando che l’investimento serve per “salvaguardare la partecipazione del Cantone in Repower” e che “quanto succederà con le azioni comperate dipenderà dal nuovo partner tecnico e strategico di cui è iniziata la ricerca”. Quanto invece al rischio dell’investimento, il consigliere di Stato ha ricordato che “le azioni Repower hanno fruttato l’anno scorso il 3,2%” e ciò “pur avendo un rendimento basso”. E la maggioranza del Gran Consiglio si è manifestata a sostegno del Governo.

Su proposta della deputata Margrit Darms-Landolt (PDC, Ilanz) è stato deciso di presentare alla Confederazione un’iniziativa cantonale con la richiesta di adeguare le modalità di attuazione della legge sulla protezione delle acque, tenendo maggiormente conto degli interessi dei proprietari fondiari e dell’agricoltura.

Nessun cambiamento, infine, per quanto concerne le naturalizzazioni: contrariamente a quanto richiesto dal deputato Mathis Trepp (PS, Coira) che voleva fosse demandata ai Comuni politici, la competenza in materia continuerà ad essere dei Comuni patriziali.

Su gentile concessione di:
Marco Tognola, La Voce del San Bernardino

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