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Il dottor Maurizio e le cure mediche dell’AI

27 novembre 2024

CureI racconti di Daniele Coretti ci portano ad esplorare questa possibilità, rendendo attuale il dialogo tra la cultura alpina e l’innovazione. La comunità ha votato per implementare un sistema di supervisione umana sulle decisioni mediche dell’AI.




Il dottor Maurizio aprì la porta della sala d’attesa. Fece strada al signor Koch e lo invitò a sedere nel suo studio.

“Come andiamo?”
“Ho la febbre e problemi all’intestino.”
“Da quanto tempo accusa questi sintomi?” chiese il dottor Maurizio.
“Da martedì” rispose il selvicoltore.
“Quattro giorni…” digitò qualcosa rapidamente al pc.
“Quanti gradi di febbre?”
“La sera raggiunge i 38.5.”
“Cosa dice quell’aggeggio?” Florio Koch aveva un’aria tra lo scherzoso e lo scocciato. Maurizio sapeva che era uno dei suoi pazienti più ostili all’intelligenza artificiale (AI) nella medicina.
Distese i muscoli della faccia e intrecciò le mani davanti a sé. Lanciò un’occhiata allo schermo: l’algoritmo aveva terminato il controllo incrociato nel database.
“Florio, per una pronta guarigione, ti prescrivo una passeggiata di venti minuti tutte le mattine. Dovrai camminare all’indietro lungo i sentieri di montagna per reimpostare l’equilibrio fisico e mentale. Inoltre dovrai bere rugiada mattutina per purificare il sistema digestivo.”
Florio si agitò sulla sedia: “Questa medicina innovativa è una schifezza.”
“Il programma -Sintonia Naturale- si prefigge di riallineare l’uomo con madre natura e ha comprovati benefici…”.

Maurizio gli propinò la pappardella da manuale, ma in cuor suo trovava alcune delle cure mediche prescritte dall’AI eccentriche e stravaganti. Ma era uno dei pochi a vederla così. I medici più giovani non studiavano più come aveva fatto lui: si limitavano per lo più a eseguire le istruzione dell’AI. Per loro era ridicolo e pericoloso pensare che un medico si mettesse a tagliuzzare e operare delle persone. Ci pensavano i robot che erano allenati su vasti database di pazienti, erano dotati di scan corporei e avevano una precisione che nessun chirurgo avrebbe mai potuto eguagliare. Con gli ultrasuoni erano in grado di determinare la velocità del sangue nei vasi sanguigni e se vi era un’ostruzione. I tumori venivano bombardati in modo mirato con particelle alpha che non andavano a danneggiare i tessuti vicini. Lui, e i pazienti come Florio, erano tra i pochi a ricordarsi ancora la vecchia medicina.

Maurizio

Maurizio stampò la sua prescrizione e la tese a Florio. Poteva leggere nei suoi occhi la diffidenza e non poteva biasimarlo. “Ci vuole solo un po’ di apertura mentale” disse sorridendo debolmente: nessuno pensava a mettere in discussione le diagnosi dell’intelligenza artificiale. Perché mettere in discussione un algoritmo che era stato allenato e aveva memorizzato i migliori manuali di medicina? Lo avrebbero guardato storto la maggior parte dei colleghi, o almeno quelli più giovani. Ma in fondo cosa aveva da perdere? Gli mancavano solo pochi anni alla pensione.

L’AI aveva iniziato a proporre rimedi sempre più bizzarri, ma nonostante l’assurdità delle raccomandazioni, la maggior parte degli abitanti seguiva ciecamente queste direttive, fiduciosi nella onniscienza dell’AI. La piazza si riempiva ogni mattina di persone che raccoglievano rugiada dai fiori, una scena non così diversa da quella di tanti altri borghi nel 2100.

Questi pensieri lo accompagnarono per il resto della settimana. Quella sera ci sarebbe stata  l’assemblea del paese.

Firefly molta gente in piazza nel paesino nelle alpi 27327

Quando fu il suo turno di parlare si schiarì la voce e prese coraggio.
“Non possiamo lasciare che un algoritmo decida la nostra salute basandosi su metriche che noi stessi non comprendiamo”, disse. “Dobbiamo interrogarci su dove stiamo permettendo che questa tecnologia ci porti.”

“Con l’ultima cura che mi ha prescritto, camminando all’indietro, sono inciampato e mi sono rotto una gamba. Non sono per nulla soddisfatto di questi algoritmi!”. Aveva preso la parola proprio Florio, che si era ammalato appena la settimana prima. Si alzò un brusio tra gli abitanti del villaggio.
“L’AI ha migliorato la nostra salute in modi che la medicina tradizionale non avrebbe mai fatto”, disse infervorato un architetto che dopo l’applicazione di uno strano intruglio a base di miele, aveva visto le sue bruciature sparire nel giro di poche ore.
“Sono tutte assurdità” borbottò il vicesindaco.

Il dottor Maurizio lo guardò con aria di comprensione: erano anni che l’AI proponeva a sua moglie cure sperimentali senza successo per una persistente malattia della pelle. Lo sapeva perché era stato lui stesso a dispensarle.
“Dovremmo creare un comitato, per supervisionare le decisione mediche dell’AI”, la frase era stata pronunciata da Mario Keller. Calò il silenzio e diverse persone iniziarono ad annuire.

Al dottor Maurizio parve un’idea niente male. “Che ne pensate?”
Finalmente sembrò ci fosse un giudizio quasi unanime nell’assemblea. “Mettiamolo ai voti” disse alla fine il dottore. La votazione fu segreta, ognuno scrisse il suo voto su un foglietto e lo introdusse in un’urna. I due segretari comunali si occuparono dello scrutinio dei voti, sotto l’occhio vigile del sindaco e del dottor Maurizio.
Al termine, uno dei segretari raggiunse Maurizio e gli bisbigliò qualcosa all’orecchio.

Quest’ultimo si schiarì la voce: “La comunità ha votato per implementare un sistema di supervisione umana sulle decisioni mediche dell’AI. L’intelligenza artificiale avrà ancora un ruolo nella cura della salute in valle, ma ogni sua raccomandazione sarà valutata e approvata da un team medico umano prima di essere messa in pratica.”

Mentre la Val Bregaglia trovava il suo equilibrio tra umanità e algoritmi, il mondo esterno osservava con interesse il dibattito che si era acceso in quel comune di montagna, chiedendosi se anche altri paesi della Svizzera avrebbero seguito presto il loro esempio.

Guarda con cellulare.

Leggi: L’intelligenza artificiale a Roticcio

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