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Finanze, immigrazione e macelli tra i temi discussi nella sessione autunnale del Consiglio federale

15 ottobre 2024

//Contributo realizzato in collaborazione con Il Grigione Italiano\\
Il 27 settembre si è conclusa la sessione autunnale alle Camere federali. Come consuetudine approfittiamo della presenza in Consiglio Nazionale della bregagliotta Anna Giacometti per avere un resoconto su quanto discusso in Parlamento.

Consigliera Giacometti, quella conclusa è stata una sessione che ha ancora dovuto confrontarsi con la situazione delle finanze della Confederazione, che destano preoccupazione. Per rientrare in valori rassicuranti si è parlato di un risparmio necessario di 3-3,5 miliardi di franchi dal 2027 e di oltre 4 miliardi all’anno dal 2030.
Il Consiglio federale ha assegnato ad un gruppo di esterni l’incarico di valutare tutte le sovvenzioni e i sussidi elargiti dalla Confederazione e di trovare campi di manovra per i risparmi necessari; la strada intrapresa per risanare le casse confederali è dunque quella di una rivalutazione delle uscite con interventi adeguati e necessari, con delle misure puntuali anche sul fronte delle entrate nell’ambito
delle agevolazioni fiscali. Le uscite hanno visto un continuo aumento negli ultimi anni e questo soprattutto a causa dell’aumento delle uscite a favore dell’AVS (a causa dell’evoluzione demografica). La discussione è accesa, con la sinistra che spinge per un aumento dell’indebitamento e la destra che, dal lato apposto, tiene a rispettare il freno all’indebitamento, debito aumentato in maniera sostanziale in seguito alle spese avute durante la pandemia e con l’attuale guerra in Ucraina. Il tema delle finanze è un grande tema, che da un po’ di tempo a questa parte è predominante in aula, problema che pesa nella presa di decisioni politiche. La critica che viene fatta è quella che la Confederazione è stata per certi versi forse troppo generosa in passato.

La reazione avuta con la crisi pandemica è stata, dunque, forse troppo generosa. Non si corre lo stesso rischio con il potenziale pericolo derivante dai venti di guerra e la conseguente propensione a investire ingenti somme nell’esercito?
Quattro miliardi di franchi è l’aumento deciso nella sessione autunnale nell’ambito del messaggio sull’esercito. Questo aumento è conseguenza della presa di coscienza che attualmente l’esercito, con i mezzi a sua disposizione, non è in grado di difendere il territorio nazionale.
Dopo l’invasione della Russia in Ucraina la guerra è tornata in Europa, e quindi è tornata la necessità di avere un esercito in grado di dare sicurezza alla popolazione senza dipendere unicamente dagli altri paesi.
Questo aumento della spesa militare è comune a tutti i paesi europei e noi,
non essendo parte della Nato, a maggior ragione dobbiamo impegnarci in
questo ambito.

Per avere a disposizione questi 4 miliardi si stanno facendo varie ipotesi di tagli: uno di questi è negli investimenti per l’aiuto allo sviluppo che negli ultimi anni è aumentato molto, nella riduzione dei versamenti ai Cantoni dei proventi dell’imposta federale diretta, nelle spese del personale e anche con un aumento dell’efficienza nell’esercito.

Un altro tema caldo è quello dell’immigrazione: anche in questa sessione se ne è parlato?
Sì, c’è stata nuovamente un’assemblea straordinaria in cui sono stati presentati diversi atti parlamentari che chiedono una maggiore severità rispetto agli asilanti. Il Consiglio nazionale ha approvato una mozione secondo la quale gli stranieri ammessi temporaneamente non dovrebbero poter portare in Svizzera le loro famiglie.

Diverse le discussioni su temi per cui non si è trovato una unità di intenti tra le due camere. Uno di questi è l’Iniziativa parlamentare che vuole un cambio di sistema dell’imposizione della proprietà abitativa.
L’eliminazione del valore locativo sulla prima casa non è ancora passata, perché al contrario del Consiglio degli Stati, la maggioranza del Nazionale vorrebbe toglierlo anche dalle case di vacanza, manovra che provocherebbe un buco finanziario importante nelle casse cantonali. È dal 2017 che si discute di un cambio del sistema e si corre il rischio di non trovare un accordo.

Ci sono anche delle novità riguardo a temi a lei cari: l’iniziativa sull’imposizione individuale, la difesa del plurilinguismo specialmente in ambito accademico, la mozione per l’allevamento di asini e cavalli e quella sul sostegno ai macelli regionali. Cosa ci può dire in merito a questi tre argomenti?
Come donne del PLR, abbiamo lanciato un’iniziativa nel 2021, per un’imposizione individuale a prescindere dallo stato civile. Il Consiglio federale ha presentato un controprogetto che è l’attuazione della nostra iniziativa, controprogetto poi passato al Consiglio Nazionale per poco voti, con la destra e il centro che si sono schierati contro, la palla passa ora agli Stati. Per quanto concerne la difesa del plurilinguismo nel 2022 ho presentato una interpellanza che mirava alla pari dignità delle lingue nazionali in ambito accademico e scientifico. Il Consiglio federale prese atto di questa interpellanza dichiarando che si sarebbe impegnato a sensibilizzare sul plurilinguismo le istituzioni. Il responsabile della comunicazione del Politecnico di Zurigo mi ha inviato recentemente una mail per comunicarmi che le lacune erano state sanate e ora i testi presenti nel sito, oltre che in inglese e tedesco, si potevano trovare anche in italiano e francese. Con estremo dispiacere, ho poi verificato che i testi presenti in italiano e francese sono stati ottenuti da mezzi per la traduzione automatica e presentano una qualità non adeguata. Sono del parere che questa modalità sia inaccettabile; a Berna si sta valutando come regolare l’utilizzo di questa tecnologia per le istituzioni appartenenti all’Amministrazione federale. Una traduzione automatica senza un controllo non è conforme alla parità linguistica sancita nella Costituzione federale.

Per quanto riguarda la mozione sugli asini da me presentata, è stata presa in modo favorevole dal Consiglio federale, che l’ha inserita in una revisione dell’ordinanza sulla protezione degli animali ed entrerà in vigore il 1º gennaio 2025. I cavalli devono essere stabulati con altri cavalli e gli asini con altri asini, eccezione viene fatta per i muli e i bardotti che possono stare con entrambi. Non si potrà più tenere un cavallo con un solo asino, quelli che già convivono possono
continuare a stare insieme.

La mozione sui macelli è andata male; il Consiglio degli Stati ha detto di no, appoggiando la sua decisione a una statistica che mostra la presenza in Svizzera di ben 614 macelli registrati, i quali vengono ritenuti più che sufficienti per assicurare un servizio adeguato anche nelle regioni periferiche. Durante la sessione è stato richiesto al Consiglio federale di sapere quanti di questi macelli sono ancora attivi ed è risultato che il 25% è inattivo e che il restante 75% ha avuto almeno un macello all’anno, così ho ritenuto necessario inoltrare una interpellanza al Consiglio federale per conoscere meglio queste statistiche e per capire se ci sono effettivamente le condizioni per macellare
animali in modo adeguato nelle diverse regioni.

Renato Tomassini

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