Arte in salotto
In una serata di pioggia torrenziale Paolo Pollio ha parlato di Giotto. In particolare dei 28 affreschi che questi ha realizzato tra il 1290 e il 1295 ca. nella Basilica Superiore di Assisi.
Nella sala messa a disposizione da Marco Giacometti e con l’appoggio del Cantone i presenti hanno ottenuto diversi spunti su due dei principali innovatori della pittura, della letteratura e del pensiero italiano, riferimento per la cultura del mondo intero. Avendo incontrato Giotto di Bondone e Giovanni Di Pietro di Bernardone (nome secolare di San Francesco), nei suoi studi, Paolo ha proposto una serata per condividere ciò che ha appreso. Sebbene le opere e la fama che precede entrambi siano note a tutti, l’attenzione al dettaglio è forse l’approccio migliore per affacciarsi alla storia.
Il relatore ha evitato personali interpretazioni, o lezioni, descrivendo gli affreschi: il ruolo della luce e la modernità delle tecniche pittoriche che rasentano quasi il fumetto: le espressioni dei personaggi dipinti, l’inseguimento tra angeli e diavoli, i simboli e i colori coi loro significati più o meno evidenti.
A distanza di quasi 800 anni dalla morte di Francesco e dalla nascita di Giotto, comprendere la portata dei due giganti nati in Umbria e Toscana implica uno sforzo per noi del ventunesimo secolo quasi impossibile. Ma se lo stato dell’arte e della lingua italiana sono oggi al punto in cui sono, lo si deve, tra gli altri, a loro. Dalla serata, molto apprezzata, è nata l’idea di ripetere, in futuro, l’esperienza.
Donatella Rivoir
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