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Cavie online

20 giugno 2024

CavieNuova pubblicazione di aforismi di Livio Zanolari. “La tecnologia digitale ti coccola, ma non ti ama. Ama solo ciò che digiti.”


È uno degli aforismi della nuova pubblicazione dal titolo Cavie online, pubblicato dalla Casa editrice Salvioni Edizioni di Bellinzona. Questa seconda raccolta di aforismi di Livio Zanolari nasce indubbiamente sulla scia del successo conseguito con la prima raccolta intitolata Schiavitù moderne, apparsa nel 2022. Nel 2023 Zanolari ha infatti partecipato con una scelta di dette sentenze al Concorso nazionale italiano di filosofia di Certaldo, ed ha conseguito il secondo premio della sezione A, quella appunto riservata a questo genere letterario. Ha così trovato la conferma della validità della sua opera ai massimi livelli. In occasione della premiazione del 18 giugno 2023 a Certaldo, nella sua Laudatio, la vice-presidente dell’Associazione Professionisti Pratiche Filosofiche Stefania Lombardi si è espressa in termini molto elogiativi insistendo sulla bellezza della formulazione dei motti presentati, sull’originalità e l’attualità del pensiero, nonché sull’unità dell’argomento, concludendo con le seguenti parole: “Quindi sono tutti collegati questi aforismi del nostro Livio Zanolari che ringraziamo per essere stato qui a Certaldo pur non vivendo in Italia, ma venendo dalla Svizzera e per essere stato presente con noi anche online in questa sezione”.

Ma la raccolta avrebbe visto la luce anche senza il detto successo in quanto ha radici molto più profonde. Le ha nella passione di Livio Zanolari per la lingua italiana e per il giornalismo deontologico, nonché nella predilezione per questo genere letterario. Lui stesso dichiara che crea aforismi quando «qualcosa per un motivo o l’altro desta la sua curiosità, attiva la fantasia, l’accostamento, l’associazione di valori, la riflessione supportata dall’intuizione».

In questa raccolta quel “qualcosa” è un argomento di estrema attualità, dibattuto a tutti i livelli, e precisamente l’intelligenza artificiale, l’IA, con le sue opportunità e i suoi rischi, il suo impatto positivo e negativo sui mezzi di comunicazione di massa e sulla condizione dell’uomo contemporaneo. Da qui il titolo pertinente di Cavie online, tra intelligenza e intelligenza artificiale, a cui direttamente e indirettamente si collegano tutti i motti quasi a formare i raggi di un’unica costellazione associativa.

Concretamente Zanolari considera il ruolo dell’aforisma nel “cyberspazio” dominato dall’IA. Proclama l’origine della medesima, che non può essere che l’intelligenza umana, e ne sonda i confini e la profondità. Denuncia in essa la totale mancanza della dimensione sentimentale e dell’empatia a dispetto dell’incredibile efficienza degli algoritmi. Zanolari pensa in particolare ai nativi digitali, ai quali è dedicata la sua pubblicazione. Pensa ai giovani, i più esposti ai pericoli di essere i destinatari degli innumerevoli prodotti dell’IA, che la tecnologia digitale diffonde con insistenza ed estrema facilità. Mette inoltre in guardia contro “l’anarchia mediatica” che può scaturire dall’IA.

Solo l’intelligenza umana è in grado di tenere sotto controllo l’informazione e la comunicazione adulterata dall’IA. I cui possibili effetti negativi sono la monopolizzazione dell’informazione al servizio di chi esercita il potere, pericolo gravissimo, inevitabile nelle dittature. E nella manipolazione egli individua un’ulteriore serie di pericoli come la perdita di valori, l’intolleranza, la censura, la superficialità, l’imprecisione, l’informazione spettacolo.  Continua stigmatizzando la banalità, l’uniformità, l’autoreferenzialità, l’indimostrabilità, la mancanza di fonti attendibili, gli interessi di parte, l’alterazione del tempo e dello spazio, la dilagante massificazione. D’altra parte evidenzia l’importanza della sicurezza cibernetica. Celebra gli antidoti messi in campo dall’intelligenza umana, come l’arte, la cultura e il sentimento, lo spirito critico e la prudenza, l’ironia e l’aderenza alla realtà. Solo l’intelligenza umana consente una riflessione concreta sui vizi e sulle virtù, sulle verità e le apparenze, sia nella vita privata che in quella pubblica. Senza mai perdere di vista il mondo virtuale in cui l’uomo moderno è appunto una cavia, conclude dedicando particolare attenzione al primato della parola nell’ambito della comunicazione e dell’informazione.

Questa è dunque la ricca costellazione associativa, l’unità di argomenti di questa seconda raccolta. La quale, per quanto riguarda lo stile e la forma, ricalca il modello della prima. È strutturata in capitoletti, 28 per l’esattezza, che contengono dalle quattro alle quattordici sentenze. Tra le quali si riscontrano le varie categorie formali già espressamente indicate nel sottotitolo della prima raccolta: aforismi, ossimori, assiomi, massime, giochi di parole.

Il gioco di parole è una risorsa a cui Livio Zanolari ricorre spesso per supportare ogni forma di aforisma. Un esempio: L’oblio è un destino che i meriti non meritano. È un divertimento scoprire i detti basati su metafore e forti immagini come L’aforisma è un peso piuma di significanti, un peso massimo di significati. Sono uno spasso gli ossimori, caratterizzati dall’unione di due parole o concetti contraddittori in una sola espressione. Si trovano esemplificati e declinati in un capitoletto intitolato appunto Ossimoro – Individualità conformista. Non mancano gli assiomi, cioè i principi che si considerano veri senza bisogno di dimostrazione: Ammettere un dubbio significa avanzare sulla via della certezza. Si trovano i paradossi, cioè motti che a prima vista sembrano falsi e inaccettabili, e solo dopo un attento esame della loro forma iperbolica appaiono portatori di una qualche verità: Non temere l’insicurezza è la via più sicura per raggiungere la sicurezza. È questo l’esempio di un paradosso rovesciabile, o cancrizzabile come dice Umberto Eco. Esso si lascia infatti facilmente ribaltare in Temere la sicurezza è la via più sicura per raggiungere l’insicurezza. Una mezza verità forse? No, è proprio questo il bello dell’aforisma che, come asseriscono vari studiosi del genere come Karl Kraus, Giovanni Papini e altri, esso «non coincide mai con la verità; o è una mezza verità o una verità e mezza – epperò detta in modo da stupire più di una menzogna”.

Riassumendo si può dire che la presente raccolta ha tutti i pregi formali della prima, ma essa brilla di luce propria e costituisce una novità in virtù dell’estrema attualità della materia.

Massimo Lardi

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