La poesia è una lingua universale
Il 1° maggio la Ciäsa Granda ha ospitato per il terzo anno consecutivo una serata aperta al pubblico durante la quale uno o più scrittori si raccontano. Pizzicannella nel 2022, Sara Catella e Mario Casella nel 2023, Prisca Agustoni e Stella N’Djoku quest’anno.
Le due amiche, introdotte da Fabiano Alborghetti e moderate da Marco Ambrosino, sono ospitate dalla Pgi Bregaglia, in collaborazione con la Casa della letteratura per la Svizzera italiana.
Se negli scorsi appuntamenti la prosa è stata protagonista questa edizione ha osato il dialogo tra due poetesse; c’è sempre un po’ di timore da parte di chi organizza incontri di poesia: paura che sia materia troppo ostica, aulica, lontana.
Evidentemente non è il caso dei lavori letti, cantati e spiegati da Prisca: attivissima, poliglotta, auto traduttrice in equilibrio tra il Brasile e il Ticino.
In realtà non è nemmeno il caso di Stella che, pur trattando temi dolorosi, la troviamo dal lato chiaro delle cose, come la descrive il suo prefatore Valerio Grutt.
Molte le riflessioni che l’incontenibile voglia di raccontarsi delle due donne origina sulle lingue e il loro rapporto con i sentimenti: perché Prisca sceglie di scrivere prima in italiano Verso la ruggine sull’eco crimine che ha ucciso il fiume Watu nei pressi di Belo Horizonte, Minas Gerais in Brasile e solo dopo in portoghese?
Riflessioni sui riferimenti linguistici che sottostanno alla scrittura, prima di casa e poi letterari per Stella: il papà e il suo lingala, la nonna friulana e il nonno salentino.
Riflessioni sui suoni e sulle emozioni che le lingue veicolano, sull’ aspetto ludico delle parole e sull’effetto particolare che le rime in consonante danno.
Donatella Rivoir
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