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Calendimarzo

2 marzo 2023

Quest’anno come tutti gli anni il primo di marzo le scolare e gli scolari cantano in giro per i paesi della Valle. I piccoli gruppi si riuniscono, o nella scuola primaria di Vicosoprano o nelle scuole di Stampa per fare festa insieme al corpo insegnanti.

I diversi cortei sono iniziati verso le 9.00 e sono andati avanti fino alle 11.00 circa. Le scolari, gli scolari e le piccoline e i piccolini della “scolina” divisi rispetto al paese in cui vivono si sono trovati in diversi punti per cantare le tipiche canzoni della festa tutta bregagliotta. Sì, il Calendimarzo si festeggia anche in Engadina, ma in maniera diversa, mentre per i nuovi studenti che sono arrivati quest’anno chi da Portogallo chi dal Canton Argovia è tutto una novità: la ricerca dei campanacci da appendere in spalla; la fattura dei fiori di carta, fiori che vedono ogni anno un evoluzione nelle tecniche di realizzazione.

Quest’anno il sole ha baciato i ragazzi che con bandiere, tamburi, corni, campanacci e tanta gioia di vivere andavano in giro a cantare e a raccogliere biscotti, cioccolatini e qualche moneta per meglio festeggiare nel pomeriggio.

Nelle scuole il menù è sempre il tipico menù: castagne, pancetta, panna, pane e formaggio.
Le scolari e gli scolari hanno potuto cantare anche per i loro nonni e bisnonni… Talvolta si commiserano gli adolescenti che svettano a disagio, bardati con fiori, cantando filastrocche sempre uguali, buone per i piccoli.

Chi mercoledì si trovava dall’ospedale di Flin quasi sicuramente si è potuto ricredere nel vedere gli occhi delle signore più anziane seguire quella festa colorata, avvicinarsi ai più piccini e  riempirli di carezze, star dietro alla nenia semplice, anche se la lingua suonava straniera alle loro orecchie. Prepotentemente commovente.

Ed ecco allora forse il senso di questa tradizione un po’ folcloristica: dopo aver sospettato dei vicini, dopo le fobie e i dispiaceri, dopo un continuo controllo di ciò che si dice e ciò che si fa, la musica e la tenerezza sciolgono tutte le barriere e ci lasciano disarmati e sognanti.

Donatella Rivoir e Paolo Pollio

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