Profughi a causa della religione
Florio vive 2022. Venerdì 11 novembre nello studio fotografico di Soglio si è tenuta la conferenza: “Profughi a causa della religione – Dall’Italia e dalla Francia verso i cantoni svizzeri e la Germania”.
Le persecuzioni per motivi religiosi sono talmente tante da far sembrare il nostro mondo un gioco di scale e serpenti.
I Musulmani in Spagna son banditi dopo aver servito la sapienza orientale all’Europa; oggi attentano alle libertà cristiane in Africa. I Cristiani sono dapprima perseguitati, poi in crociata contro gli infedeli.
Cattolici contro Protestanti e occasionalmente viceversa.
Ortodossi contro Ortodossi.
L’odio religioso ha serpeggiato contro gli Armeni, i Copti, i Catari; in nome di purezza, ortodossia, limpidezza contro eretici, miscredenti, rinnegati, intoccabili.
A turno si caccia o si è cacciati, talvolta si svolgono mansioni che nessun altro vorrebbe solo per essere poi accusati di aver rubato quel lavoro.
La religione è poi un pretesto che accompagna interessi, accordi dinastici, mire politiche, anche capricci personali. Il destino che ci tocca può dipendere dal colore della nostra pedina.
Paolo Tognina, pastore a Poschiavo, tenta di restringere lo sguardo sugli eventi che hanno costretto i protestanti a lasciare a più riprese tra il 1500 e il 1700 i luoghi dove vivevano lo fa da storico, citando date, luoghi, nomi di famiglie e sembra di stare nelle fila di quelle comunità unite dalla fuga in barca, in estenuanti cammini, evitando le località ostili, accettate con riserva, smistate, selezionate.
Durante la conferenza e soprattutto nella conversazione seguente, ci si sofferma sul momento in cui gli individui, con alterne fortune e con diverse presentabilità giungono in un luogo sicuro, scampando il pericolo imminente che pesa sulle loro teste. A quel punto, superata l’emergenza di salvare la pelle, per lo più trovano un’accoglienza temporanea, inizia per loro una vita sospesa: stranieri, impossibilitati a lavorare e quindi a progettare un futuro, costantemente in dubbio se fermarsi, proseguire o tornare indietro.
L’uomo, soprattutto dopo un viaggio alla ricerca di un cambiamento, vuole trovare un’ identità, ha bisogno di definirsi e l’inattività lascia spazio ad ansie e ruba tempo e speranze.
Paolo Tognina riesce a mostrare tuttavia nel movimento di queste persone in fuga una possibilità di riscatto, un tentativo che potrebbe portare al successo, come capitato alla famiglia Grillo proveniente dalla Valtellina.
In ogni caso questi scombussolamenti di culture alterano le fisionomie delle città, come le case del ghetto di Venezia, alzate sempre un po’ di più per accogliere anche quando il terreno edificabile è terminato, aprono le finestre su mondi nuovi, altro che “carico residuale”.
Donatella Rivoir
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