Rito di passaggio: metafora e realtà?

Giovedì 17 febbraio presso la stüa del Museo Ciäsa Granda di Stampa si è svolto il primo di una serie, si spera, di incontri con la parola scritta.


Ad aprire le danze sono stati Flavio Stroppini, scrittore, autore di radiodrammi nonché moderatore della serata, e l’esordiente Alessio Pizzicannella, già fotografo, regista e sceneggiatore, che ha presentato l’opera prima Rito di passaggio, edito da Baldini+Castoldi.

Ad introdurre la serata l’operatore culturale Pgi Bregaglia, Marco Ambrosino, che dopo una breve presentazione di Stroppini e Pizzicannella ha passato il testimone a Fabiano Alborghetti, scrittore e presidente dalla Casa della Letteratura per la Svizzera italiana, il quale si è detto molto felice di poter essere in Bregaglia e per la numerosa partecipazione alla serata.
«Un grazie, molto sentito, va a Marco Ambrosino, perché prima della pandemia tra la PGI e la Casa della Letteratura si stava intessendo un rapporto, che poi si era sfilacciato. La Casa della Letteratura non vuole essere luganocentrica, ha il desiderio di attraversare il Ticino per raggiungere non solo il Grigione Italiano, ma tutti gli italofoni della Svizzera. Il fil rouge che lega la nuova stagione di incontri che abbiamo organizzato presso la sede di Lugano è “Dopo le macerie: nuovi orizzonti” e una serata come questa coglie in pieno l’intento che la caratterizza», queste le parole di Fabiano Alborghetti.

L’incontro si è poi sviluppato sull’interessante e mai banale discussione condotta da Flavio Stroppini interrogando l’autore Pizzicannella. Il romanzo racconta il momento in cui un piccolo gruppo di ragazzi, sono solo in quattro, passa dall’adolescenza all’età adulta. Ecco le macerie, macerie sentimentali – come vengono definite da Alborghetti – perché i ragazzi in questione sono stati abbandonati dagli adulti ed infatti gli adulti non sono presenti nel romanzo, fanno parte di quelle macerie che i quattro protagonisti si lasciano alle spalle andando in cerca di un nuovo orizzonte e lo fanno partendo dal loro orfanotrofio in riva al mare per andare a scalare la montagna, che di solito guardano in lontananza. In questo romanzo l’azione è metafora e realtà nello stesso momento.

Durante il dibattito i due autori si ritrovano sul racconto personale di come, a volte, quello che si scrive sembra sia slegato, ma poi tutto trova il giusto posto nella storia. E, a ben pensare, la presentazione di un libro intitolato Rito di passaggio, non poteva non avvenire il giorno dopo in cui la Confederazione ha abolito quasi tutte le restrizioni legate alla pandemia. La magia della narrazione ha ancora una volta ricomposto i pezzi di quel puzzle, ingestibile e folle, che è la vita.

Di P. Pollio