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Progetto Ricostruzione Bondo

21 gennaio 2021

//riceviamo e pubblichiamo\\
Risposta all’articolo della famiglia conte Charles de Salis. Firmata dal vicesindaco del Comune di Bregaglia.


Il 18 agosto 2020, presso il Palazzo Salis, il nostro sindaco Fernando Giovanoli ed io abbiamo potuto spiegare in dettaglio le vostre domande e le vostre preoccupazioni riguardanti il progetto Bondo II. Lei ha confermato che abbiamo fatto tutto il possibile per mantenere al minimo l’impatto di questo grande progetto. Con piacere rispondiamo alle vostre preoccupazioni, che sono state ora formulate, riguardo alla considerazione del significato naturale e culturale di questo paesaggio, che è elencato nell’ISOS.

Facciamo un passo indietro e torniamo all’anno 2011: nel dicembre 2011 si è verificata la prima grande frana dal Pizzo Cengalo. L’evento è passato in gran parte inosservato dal pubblico, anche se già allora era stata una delle maggiori cadute di massi della recente storia svizzera. Nell’estate del 2012, diverse colate detritiche, di cui una grande in particolare il 25 agosto 2012 dopo un temporale, hanno raggiunto il fondovalle, fortunatamente senza grossi danni. Successivamente, gli esperti, i geologi e gli ingegneri consultati hanno valutato la situazione ed hanno elaborato il progetto completo Bondo I per proteggere gli insediamenti a rischio. Come sicuramente gli abitanti della Bregaglia ricorderanno bene, c’era una diffusa opposizione a queste importanti misure. Nell’agosto 2013 il progetto è stato approvato con una scarsa maggioranza, grazie anche all’appello del geologo e dell’ingegnere idraulico responsabile. Supponiamo che il progetto Bondo I non fosse stato realizzato. Fino al 23 agosto 2017, ore 09:00, gli avversari avevano ragione, ma poi tutto è cambiato bruscamente in modo letale e distruttivo, come non abbiamo mai sperimentato in Svizzera. Bondo sarebbe stato in gran parte distrutto, interamente inondato d’acqua e fango. Spino ne avrebbe risentito ancora di più… Tuttavia, le misure di protezione attuate hanno mantenuto la loro promessa. Nel giro di poco tempo, la natura ci ha mostrato una seconda volta quali forze può sviluppare. È stata avviata un’azione di soccorso travolgente, sono stati realizzati a tempo di record lavori di sgombero del materiale combinati con misure di protezione provvisorie. Le persone colpite hanno perso molto, soprattutto il senso di sicurezza, di sentirsi protetti.

Ancora una volta gli esperti si sono messi al lavoro, le loro conclusioni sono state chiare anche questa volta. La situazione di pericolo è cambiata radicalmente dopo questo secondo grande evento naturale a distanza di soli sei anni. Da ciò sono state definite le condizioni quadro più importanti: Il maggiore rischio richiede una maggiore protezione dalle inondazioni e nuovi ponti significativamente più alti con i corrispondenti adeguamenti delle strade. Per ragioni economiche, l’allineamento con la galleria esistente sotto Promontogno dovrebbe essere sostanzialmente mantenuto. L’ ingegnere idraulico Christian Tognacca spiega: “Le opere previste da Bondo II sono proporzionate ai possibili eventi naturali che possono nuovamente originarsi in Val Bondasca e sono state commisurate e dimensionate in funzione degli scopi di protezione definiti per ogni infrastruttura e discussi con tutti gli enti preposti. Tutti hanno ancora nella mente e nel cuore le sensazioni provate nel 2017 di fronte alla impressionante valanga di roccia del Cengalo e alle imponenti colate di detriti lungo l’intera valle con le distruzioni osservate. Chi ha vissuto in prima persona lo sgomento legato alla forza dirompente della natura si rende conto dell’importanza di predisporre l’infrastruttura di premunizione a nuovi possibili fenomeni potenzialmente distruttivi. Si pensi alla velocità della valanga di roccia, alla potenza delle colate in grado di portare a valle innumerevoli blocchi di centinaia di metri cubi ed in grado di transitare lungo l’intera lunghezza della gola della Bondasca, alle centinaia di migliaia di metri cubi di materiale depositati sul conoide e nella Maira, alle colate che raggiungono gli edifici e la strada cantonale a impressionante velocità.”

Le autorità comunali hanno mantenuto una visione d’insieme e si sono resi conto della grande responsabilità per questo prezioso paesaggio culturale con i suoi insediamenti unici. Hanno quindi insistito per organizzare un concorso internazionale per un progetto complesso con l’obiettivo non solo di fare affidamento su di un’alta arte d’ingegneria, ma anche di tenere conto in ugual misura degli aspetti molto importanti della progettazione del paesaggio e della conservazione della sostanza storico-culturale. Nove team competenti hanno elaborato dei progetti che sono stati giudicati da un’ampia giuria di esperti in tutti gli ambiti toccati dal progetto e da rappresentanti cantonali e locali. Il progetto Bondo II presentato dal team “strata” è risultato quale chiaro vincitore. Durante la fase di pianificazione del progetto, abbiamo attribuito grande importanza al coinvolgimento degli abitanti direttamente interessati, di Pro Bondo e di tutte le associazioni per la tutela dell’ambiente, nonché dei gruppi locali per la conservazione del patrimonio e dei monumenti. In questo modo, gli aspetti ecologici e storico-culturali potevano essere presi in considerazione e protetti nel miglior modo possibile. Tutte le istituzioni attestano la grande cura e sensibilità del team di progetto, e vedono i nuovi elementi di design del progetto come aggiunte positive senza reprimere la sostanza esistente. Non sono state inoltrate né obiezioni, né opposizioni. Tutti gli interessati sono convinti che il nuovo complesso sarà arricchente sia per i residenti che per i visitatori.

Se ci addentriamo ancora nella ricerca di alternative, naturalmente comprendiamo molto bene il Conte de Salis che, guardando fuori dal suo giardino, ricorda bene quanto fosse intatto e tranquillo il paesaggio di quasi cent’anni fa. Tutti noi vorremmo poter far ritorno ai paesaggi di quei tempi passati, insieme però a tutte le conquiste e le comodità moderne degli ultimi cento anni. Con una galleria che attraversa il fianco destro della valle, da sopra Promontogno a sotto Flin potrebbe essere liberata l’intera tratta dal traffico di transito. Le case costruite a Bondo dalla fine degli anni ’60 potrebbero essere integrate nel villaggio di Bondo o altrove, e molti terreni coltivati in pianura potrebbero nuovamente tornare a far parte di un paesaggio fluviale naturale. In questo modo si ripristinerebbe più o meno la situazione naturale di cento anni fa e il fiume avrebbe più spazio anche in caso di grandi inondazioni. Tuttavia, anche gli argini di protezione dalle inondazioni lungo i fiumi Bondasca e Maira dovrebbero essere innalzati in modo significativo. Inoltre, gli abitanti difficilmente sarebbero disposti a fare a meno dei ponti Spizarun e Punt. Conclusione di questa unica alternativa tecnicamente fattibile al progetto attuale: investimenti di 200 milioni di franchi svizzeri combinati con elevati costi di gestione e manutenzione, orizzonte di realizzazione di 15-20 anni, nessun sussidio dovuto alla mancata redditività.

Tre anni sono stati investiti in analisi complete, valutazioni dei rischi, studi alternativi di tutti gli aspetti, concorso di progettazione e pianificazione delle opere, sempre nella consapevolezza che la priorità assoluta era un rapido ritorno alla normalità e a una situazione di sicurezza, per proteggersi da ulteriori eventi. Una votazione negativa sarebbe fatale. Ci vorrebbero anni prima di tornare con il processo pianificatorio dove siamo oggi. Le misure provvisorie esistenti sono già state danneggiate da piccole inondazioni. I cittadini hanno avuto l’esperienza unica e molto drastica che un altro grande evento naturale possa verificarsi già domani. Con quanta detto non si intende incutere paura, bensì rendere attenti sul fatto che tutte le decisioni prese derivano da un concreto potenziale di rischio esistente. Spiega ancora una volta Christian Tognacca: “La possibilità che nuovi, importanti eventi naturali si verifichino in Val Bondasca è reale. Il Cengalo, origine primaria della catena di fenomeni naturali osservati, può ancora manifestarsi con nuove valanghe di roccia con volumi paragonabili a quelli del 2017. Gli importanti volumi di materiale depositato lungo la Bondasca (nell’ordine dei milioni di metri cubi) rappresentano un potenziale immenso per la formazione di nuove importanti colate detritiche che possono raggiungere il fondovalle nel giro di pochi minuti. La concatenazione di eventi osservata nel 2017 può verificarsi nuovamente ed i fenomeni possono addirittura essere più intensi rispetto a quanto vissuto nel 2017. La necessità di realizzare nuove opere di protezione è indiscutibile, se si vuole preservare l’abitato di Bondo e di Spino.”

Il progetto è ormai maturo. Ulteriori ritardi non sono giustificabili. Chiedo a tutti voi di rendere possibile la realizzazione votando alla domanda di credito.

Ueli Weber, vicesindaco del Comune di Bregaglia

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