Donne d’oltre frontiera
Pubblicato un nuovo studio dell’Istituto per la ricerca sulla cultura grigione. La storica brusiese Francesca Nussio ha lavorato sul tema della migrazione di donne tra la Lombardia e il Grigioni nel secondo dopoguerra.
La storica Francesca Nussio presenta la sua pluriennale ricerca dedicata alle donne di origine italiana giunte per lavoro nelle valli meridionali dei Grigioni nel secondo dopoguerra. Il libro contiene una ventina di interviste. Lo comunica l’Istituto per la ricerca sulla cultura grigione che ha promosso lo studio di Francesca Nussio dal titolo Donne d‘oltre frontiera. Storie di migrazione tra Lombardia e Grigioni nel secondo dopoguerra.
Le donne intervistate dalla ricercatrice originaria di Brusio sono circa una ventina e sono nate tra il 1925 e il 1946. Si trattava di giovani donne nubili che nel dopoguerra si erano recate per lavoro nelle valli di confine Valposchiavo e Bregaglia o in altre località dei Grigioni e della Svizzera. Sono infatti numerose le donne di origine italiana che giungevano nei Grigioni per lavorare come domestiche, cameriere o aiutanti agricole, per poi entrate a far parte delle comunità locali attraverso il matrimonio.
Il comunicato dell’Istituto per la ricerca sulla cultura grigione sottolinea che sono “storie lontane dai riflettori, vite spese tra lavoro salariato e lavoro di cura non retribuito”. L’autrice inserisce le vicende di queste donne in un “contesto più ampio della storia dell’immigrazione italiana in Svizzera e della storia delle donne”.
Il volume, pubblicato dalla casa editrice romana Viella, specializzata in saggistica, può essere ordinato online presso il distributore grigione Desertina, oppure nelle librerie o anche alla Biblio.ludo.teca di Poschiavo. 537 pagine, prezzo 42 CHF.
Una storia: Cesira Gini
Cesira Gini è la donna più alta del gruppo che con una mano aiuta a tenere il pentolone. Si trova assieme alla responsabile della cucina (una donna di origine bresciana, al centro) e ad altre due donne italiane impiegate nelle mense di cantiere in Svizzera. Posano in compagnia di un gruppo di operai valtellinesi, davanti a una baracca di cantiere nei pressi di Innerferrera, nel 1957. Gli operai si trovavano a Innerferrera per costruire la strada d’accesso alla Valle di Lei, strada che avrebbe permesso di dare avvio alla costruzione dell’omonima diga.
(La fotografia proviene dall’archivio privato della famiglia Rogantini-Gini, Villa di Chiavenna)
Cesira Gini, classe 1929, è nata e cresciuta a Villa di Chiavenna. Ha iniziato a lavorare oltre confine all’età di 17 anni, dapprima come frontaliera nella Bregaglia svizzera (nei comuni di Castasegna, Bondo e Soglio), impiegata a giornata da vari datori di lavoro, sia come aiutante agricola presso famiglie contadine, sia come lavandaia o addetta alle pulizie presso privati e in alberghi. A partire dalla seconda metà degli anni Cinquanta, già sposata e madre, ha lavorato per diverse stagioni come aiuto cuoca e cuoca nelle mense di cantiere, in varie località del Grigioni e del Ticino. Suo marito, un suo compaesano, lavorava negli stessi cantieri come operaio. Pur trascorrendo dei periodi in Svizzera, i due non hanno mai lasciato davvero Villa di Chiavenna, dove – con i soldi guadagnati oltreconfine – hanno acquistato una casa e dove sono cresciuti i loro figli.
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