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Apprendisti selvicoltori in Bregaglia

2 maggio 2014 Nessun commento

Si sono iscritti in undici al corso facoltativo tenuto dal boscaiolo Luigi Frigerio, che si è svolto in Bregaglia la scorsa settimana. Dieci provenivano dalla scuola ticinese di Mezzana, uno dall’Engadina. Hanno lavorato nel bosco di Tenz a Borgonovo, con scuri e tronconi.

Articolo apparso su Il Grigione Italiano.

Perfino il pranzo e la cena hanno preparato e consumato all’aperto, nel bosco dove lavoravano, mentre per le notti e le colazioni si sono appoggiati all’Hotel Stampa di Casaccia. Undici apprendisti di primo e secondo anno, dai 16 anni su, uno perfino quarantenne, accompagnati dall’insegnante di conoscenze professionali Patrizia Acquistapace, hanno seguito il corso di lavoro tradizionale, con scure e troncone, per l’abbattimento e la sramatura degli alberi, tenuto da Luigi Frigerio, boscaiolo caposquadra per i comuni di Celerina e Bever.

Niente motoseghe, quindi niente attrezzatura normale: l’originale insegnante ha mostrato agli apprendisti come un tempo venivano abbattuti gli alberi e come veniva allestito il legname, e gli apprendisti hanno fatto in prima persona l’esperienza di lavorare con metodi tradizionali.

«È chiaro che è qualcosa di nostalgico – ammette Frigerio – ma è un’esperienza interessante, che fa scoprire un modo diverso di avvicinarsi al bosco e agli alberi».

E infatti eccoli lì, tranquilli e scherzosi, i giovani intorno al fuoco su cui è stato cucinato il pranzo, seduti per terra a mangiare. È l’ultimo giorno di corso e la mattina sono arrivati due cavalli da tiro dalla Val Roseg. Spettacolare vedere come il padrone Werner Wohlwend li governava mentre trascinavano i tronchi attraverso il bosco, verso la strada sottostante. «Il lavoro con i cavalli però sì – precisa Frigerio – quello è competitivo con i mezzi meccanici ed è vantaggioso nei percorsi brevi».

I ragazzi sono contenti dell’esperienza fatta. C’è chi nota il silenzio, con la conseguente possibilità di parlare, di comunicare: «invece, quando si accendono le motoseghe, è finita». C’è chi si rammarica che il corso termini ora che finalmente avevano imparato lavorare con questi strumenti e cominciavano ad essere produttivi. C’è chi si sente più delicato con gli alberi, meno violento. Sanno tutti che non è questo il lavoro che li aspetta, ma hanno fatto l’esperienza di un ritmo di lavoro diverso, e dell’importanza di sintonizzare i ritmi. «Finché non trovi il ritmo giusto con il compagno, non tagli un bel niente con il troncone». Oltre ad usarli, hanno imparato anche ad affilarli, questi attrezzi fuori moda, e a lubrificarli.

L’ultima sera, Frigerio li ha condotti su a Celerina, nel piccolo «museo» dove negli anni ha collezionato una quantità di attrezzi da lavoro ormai in disuso.

Già: sarà pure tutto vecchio e in disuso, sarà pure poco redditizio e improponibile nell’economia odierna, ma certo un valore ce l’ha tutto ciò, e lo dimostra il fatto che tocca il cuore e le menti dei giovani apprendisti selvicoltori, che sono tornati a casa con lo spirito arricchito.

Silvia Rutigliano

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